TERAPIA OCCUPAZIONALE:
approccio olistico: equilibrio ambiente – uomo – attività
obiettivi: autonomia e integrazione sociale
trattamento delle condizioni fisiche e psichiatriche, attraverso attività specifiche, allo scopo di aiutare le persone a raggiungere il loro massimo livello di funzione e indipendenza in tutti gli aspetti di vita quotidiana, l’integrazione sociale
il trattamento agisce sui processi motori, sensoriali e cognitivi del pz attraverso un articolato programma di attività strutturate: adl, sport-terapia, attività artigianali, espressive, gioco adattato
in Italia è ancora una disciplina sconosciuta e non completamente riconosciuta nella sua validità scientifica
paziente considerato nella sua globalità
t.occupazionalesoggettoadattamento alle richieste dell’ambiente
l’ambiente si divide in :
sociale
personale
domestico
padronanza dei compiti
sicurezza di sé, stima che diminuisce con l’evento patologico
partecipazione alla vita nel modo più completo possibile
La terapia occupazionale utilizza in senso terapeutico le attività di cura di sé, lavoro, tempo libero
CENNI STORICI IN ITALIA
prima degli anni 70 in Italia è un pratica sconosciuta
primi anni 70 – primi corsi di formazione per terapisti della riabilitazione
percorso comune per ft, to e logopedisti
nel 1977 costituzione dell’associazione italiana terapisti occupazionali
primi anni 80 nascita delle prime scuole private di terapia occupazionale
1997 riconoscimento della terapia occupazionale in Italia con profilo professionale: DM 136/97
” il terapista occupazionale è un operatore sanitario che opera nell’ambito della cura , prevenzione e riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini fisici, psichici sia come disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, ludiche, manuali, rappresentative della vita quotidiana. Egli, su prescrizione medica, effettua la valutazione funzionale e psicologica ed elabora anche in equipe il programma riabilitativo volto al superamento dei bisogni del disabile e il suo avviamento verso l’autonomia e il suo reinserimento in società, partecipa alla scelta e all’ideazione di ausili e ortesi, propone modifiche dell’ambiente di vita del pz per poter raggiungere il max livello di autonomia, verifica risultati raggiunti in relazione al programma riabilitativo, svolge attività di studio e ricerca, contribuisce alla formazione del personale, svolge la professione in strutture pubbliche o private in regime di dipendente o libero professionale “
le prime scuole fino al 1997 non avevano un progetto formativo standard
in Italia della terapia occupazionale si interessavano i Ft ma con diversi approcci
nel 1980 le scuole private di terapia occupazionale avevano approcci differenti
legge 42/99 autonomia e responsabilità delle singole professioni
DM 27/7/00 equipollenza del titolo ft a to per il ft che abbia lavorato per almeno 3 anni consecutivi negli ultimi cinque come terapista occupazionale
Legge 251/00 disciplina le professioni sanitarie dividendole in : tecniche, infermieristiche, della riabilitazione, della prevenzione annoverando la t.o come professione sanitaria riabilitativa
2001 i primi quattro corsi di T.O a livello universitario (DM 2/4/01)
obbligo dell’ECM dal 1/02
perché il ritardo?
Mancanza di scuole di formazione e poche risorse destinate alla riabilitazione
Presenza di altre figure della riabilitazione ( animatore, psicoterapeuta, fisioterapista..)che svolgevano attività sulla stessa area d’intervento della terapia occupazionale
La disciplina è comunque di vecchia invenzione perché si basa sulla cura della persona attraverso l’attività
DECORSO STORICO NEL MONDO:
nell’antichità cinesi, persiani, aztechi, greci.. si servivano di danza, musica, giardinaggio, esercizi fisici come forme di occupazione attiva e passiva che davano giovamento e aiutavano il superamento delle malattie
galeno e ippocrate esortavano a tener conto nel trattamento della globalità della persona
1800 PINEL =psichiatra e psicoterapeuta scrive “trattamento morale” nel quale afferma che le malattie psichiatriche sono dovute allo stress della vita quotidiana e che l’attività fa bene alla salute perché l’attività riporta il pz ad una partecipazione attiva e soddisfacente in società. Uomo = tende spontaneamente all’attività . lavoro =modo naturale per ripristinare la funzione
1° GUERRA MONDIALE : Incremento e utilizzo della t.o. sptt per le menomazioni fisiche. in Inghilterra si fanno degli studi sui mutilati di guerra e si scopre che impegnando il pz in attività questi guarisce più velocemente (lavoro =terapia)
1917dopo varie nominazioni :lavoro-terapia, trattamento morale ecc.. sotto il nome di ERGOTERAPIA nasce la terapia occupazionale
1915 CHICAGO prima scuola per terapisti occupazionali fondata da un’assistente sociale, percorso formativo standard
1917 nasce al associazione americana terapisti occupazionali
1935 l’americain medical association riconosce ufficialmente le linee essenziali e gli orientamenti della terapia occupazionale
1952 federazione mondiale terapisti occupazionali (WFOT)
1986 nasce in Europa la COTEC associazione che ha il compito di uniformare i processi di valutazione per costruire un linguaggio comune fra le varie scuole
1995 ENOTHE produzione di profili standard di studio per i terapisti occupazionali
1997 in Italia profilo professionale
Quindi:
1970 – prime esperienze di terapia occupazionale
1977 – associazione italiana terapisti occupazionali (aito)
1980 – prime scuole private Es: scuola del vivaio di Milano che ha un’approccio motivazionale; scuola privata di Napoli (anni 90) orientata sull’approccio svizzero incentrato sulla ricerca delle autonomie. Gli insegnanti erano schanner o fisioterapisti formati all’estero
differenza psicologica o sociologica
Profilo professionale:
il t.o. è un operatore sanitario che esegue in equipe multidisciplinare, ma in maniera autonoma la valutazione funzionale e psicologica del soggetto con l’obiettivo dell’individuazione e del superamento dei bisogni del soggetto per poter raggiungere il più alto livello di autonomia possibile , è addetto alla scelta e all’ideazione di ausili e ortesi, analizza l’ambiente di vita del pz e propone le opportune modifiche per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Esegue il trattamento sul pz basato sull’attività con lo scopo di raggiungere il più alto livello di autonomia. Ha un approccio olistico e si rivolge al paziente nella sua globalità. Il t.o . è chiamato anche durante il passaggio da dimissione ospedaliera al territorio per facilitare il reinserimento del pz nel proprio ambiente di vita.
Differenze :
FT:
operatore sanitario
interventi di prevenzione, cura e riabilitazione
in danni delle aree della motricità e delle funzioni corticali superiori, conseguenti ad eventi patologici di varia natura ed eziologia congenita o acquisita
TO:
operatore sanitario
interventi di prevenzione, cura e riabilitazione
soggetti affetti da malattie e disordini fisici, psichici, o disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività motorie, espressive, cognitive, della vita quotidiana.
CLASSIFICAZIONE ICDH 1980 Modello tassonomico di classificazione delle conseguenze di malattia
Danno = lesione anatomica
Menomazione = alterazione di organi e apparati che provoca i segni e i sintomi di malattia
Disabilità = è la perdita funzionale ed è relativa alla possibilità dell’individuo di svolgere attività in tempi e modi considerati normali
Handicap = svantaggio conseguente sul piano sociale
CLASSIFICAZIONE ICF (2000)modello pluridirezionale centrato sulla persona
Disabilità = limitazione delle attività
Handicap = restrizione della partecipazione
Es nel pz cerebroleso si hanno menomazioni di tipo fisico, cognitivo, comportamentale, infatti l’incapacità di svolgere attività in modi e tempi considerati normali porta ad una limitazione della vita in società
COMPITI :
FT :
menomazione
perdita della motricità selettiva
perdita del controllo posturale
disturbi di sensibilità
disturbi di percezione
alterazione muscolo-scheletrica
alterazione del tono
disturbi di coordinazione ed equilibrio
utilizza tecniche specifiche per:
il miglior rendimento motorio possibile
il raggiungimento della massima autonomia possibile
TO:
attività e partecipazione alla vita sociale
recupero della motricità fine e selettiva (sptt arti superiori)
disturbi della sensibilità e delle percezione
disturbi cognitivi e comportamentali
recupero delle abilità funzionali necessarie allo svolgimento delle adl e alla partecipazione alla vita sociale e famigliare
è una visione ristretta perché anche il ft deve comunque avere uno sguardo per le autonomie e alla vita quotidiana del pz, entrambe le figure tengono conto della menomazione e ricercano la massima autonomia possibile per il soggetto.
L’autonomia si raggiunge attraverso:
recupero intrinseco
strategie e compensi
ausili e ortesi
adattamenti ambientali
Lavoro fatto in TEAM:
Terapista occupazionale, fisioterapista, neuropsicologo, oss, ip educatrice, medici,.. cerchio con al centro il pz e i suoi bisogni
MODELLI DI RIFERIMENTO:
ICF
COPN
MOHO
ICF e ICDH
ICDH = classificazione internazionale delle menomazioni e della disabilità e degli handicaps (1980)
ICF = classificazione internazionale del funzionamento e della salute (2001) (revisione dell’icdh)
ICDH = anni 80
Danno = lesione anatomica a livello macroscopico che microscopico o biologico
Menomazione = alterazione di uno o più organi o apparati che provoca l’insorgenza di sintomi e segni di malattia
Disabilità = perdita funzionale che consegue alla menomazione, relativa alla possibilità dell’individuo di svolgere attività nei tempi e modi considerati normali
Handicap = svantaggio sul piano sociale che consegue alla menomazione e alla disabilità che in un soggetto limita o impedisce l’adempimento del ruolo normale in relazione all’età, sesso e fattori socio-culturali
Modello di tipo lineare , unidirezionale, medico-centrico:
MALATTIA MENOMAZIONE DISABILITA’ HANDICAP
O DISTURBO (esteriorizzata) (oggettivizzata) (socializzata)
(situaz intrinseca)
ICF:
scopi:
fornire un linguaggio standard e unificato che serva da modello di riferimento per la descrizione della salute e degli stati ad essa correlati ( classifica gli elementi costruttivi della salute)
fornire una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute e delle condizioni ad essa correlate
stabilire un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle condizioni ad essa correlate (favorire la comunicazione)
rendere possibile il confronto fra i dati raccolti in diversi paesi e servizi sanitari
fornire un sistema di codifica sistematico per i sistemi informativi sanitari
confronto con l’ICDH
focalizzato sulle conseguenze delle malattie e il loro impatto sull’ambiente e sulle persone.
L’ ICF non è più una classificazione delle conseguenze delle malattie (come l’icdh) ma una classificazione delle componenti della salute
Componenti della salute identificano gli elementi costruttivi della salute
Le conseguenze delle malattie su focalizzano sull’impatto delle malattie
L’ICF non riguarda solo le persone disabili, ma ha un’applicazione universale
L’ICF classifica il funzionamento e la disabilità associati alla saluteLe informazioni contenute in esso sono una descrizione delle situazioni riguardo il funzionamento umano, le sue restrizioni, questa classificazione serve da modello di riferimento per organizzare queste informazioni in modo significativo, interrelato e facilmente accessibile
L’ICF può essere diviso in due parti :
Parte 1° FUNZIONAMENTO E DISABILITA’ (il pz è in grado di svolgere un’attività )
funzioni e strutture del corpo
attività e partecipazione
Parte 2° FATTORI CONTESTUALI ( i fattori ambientali e personali influenzano la percezione della salute e la salute stessa)
fattori ambientali
fattori personali
Componenti:
FUNZIONALITA’ e DISABILITA’:
2 classificazioni:
funzioni corporee
funzioni extracorporee
ATTIVITA’ e PARTECIPAZIONE :
gamma completa dei domini che indicano gli aspetti del funzionamento:
prospettiva individuale
prospettiva sociale
Partecipazione = introduce il concetto di coinvolgimento: prendere parte, essere inclusi, impegnarsi in aree di vita, essere accettati ed avere accesso alle risorse necessarie.
FATTORI CONTESTUALI :
rappresentano l’intero background della vita e della conduzione dell’esistenza dell’individuo
2 componenti:
fattori ambientali: hanno un impatto su tutte le componenti del funzionamento e delle disabilità e sono organizzati secondo un ordine che va dal più vicino al più lontano (dall’ambiente famigliare a quello istituzionale)
fattori personali: sono il background personale della vita e dell’esistenza di un individuo: sesso, razza, età, altre condizioni di salute, forma fisica , stili di vita, abitudini, educazione ricevuta, contesto sociale, istruzione, professione, esperienza passata e attuale, modelli di comportamenti generali, stili caratteriali. Non vengono classificati nell’ICF perché troppo ampi (varietà sociale e culturale associata)
DEFINIZIONI ICF:
Nel contesto della salute:
FUNZIONI CORPOREE: funzioni fisiologiche dei sistemi corporei (incluse quelle psicologiche)
STRUTTURE CORPOREE: Parti anatomiche del corpo, organi, arti, e le loro componenti
MENOMAZIONI: problemi nella funzione o nella struttura del corpo intesa come deviazione o perdita significativa
ATTIVITA’ : esecuzione di un compito da parte di un individuo
PARTECIPAZIONE : coinvolgimento del soggetto in una situazione di vita
LIMITAZIONE DELL’ATTIVITA’: difficoltà che un individuo può incontrare nell’eseguire un’attività
RESTRIZIONE DELLA PARECIPAZIONE : problemi che un individuo può sperimentare nel coinvolgimento nelle situazioni di vita
FATTORI AMBIENTALI : costituiscono gli atteggiamenti, l’ambiente fisico e sociale in cui le persone vivono e conducono la propria esistenza
Comprendono l’ambiente fisico, sociale, e gli atteggiamenti in cui le persone possono avere un’influenza positiva o negativa sulla partecipazione dell’individuo come membro della società, sulle sue capacità di seguire un compito, sul funzionamento del corpo.
2 Livelli:
1_INDIVIDUALE : ambiente personale dell’individuo. Include le caratteristiche fisiche e materiali dell’ambiente in cui l’individuo si trova e in cui ha contatto con i famigliari, colleghi, amici
2_SOCIALE : strutture sociali formali e informali. Organizzazione e servizi (ambiente di lavoro, comunità, servizi statali, servizi di comunicazione e trasporto, reti sociali ed informali, leggi, regolamenti, regole, atteggiamenti, ideologie)
Questi termini sostituiscono quelli di menomazione, disabilità e handicaps e ampliano la prospettiva della classificazione permettendo la descrizione di elementi positivi
Il funzionamento e la disabilità di una persona sono concepiti come un’interazione dinamica tra le condizioni di salute (malattie, disturbi, traumi ) e i fattori contestuali
FUNZIONAMENTO : comprende tutte le funzioni corporee, le attività, la partecipazione. Termine positivo che indica gli aspetti non problematici e quindi neutri della salute.
DISABILITA’ : comprende menomazioni, limitazioni delle attività, restrizioni della partecipazione . Termine ombrello che comprende la parte negativa , i problemi di salute in genere
La disabilità viene definita come la conseguenza o il risultato di una complessa interazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali, fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo
Il funzionamento e la disabilità di una persona sono concepiti come un’interazione dinamica tra le condizioni di salute (malattie, disturbi, traumi) e i fattori contestuali
Modello circolare
CONDIZIONE DI SALUTE
DISORDINE, MALATTIA
IMPAIRMENT ATTIVITA’ PARTECIPAZIONE
FATTORI CONTESTUALI
AMBIENTALI, PERSONALI
Secondo questo modello il processo disabilitante è un processo multidimensionale e sono necessari modelli complessi per studiare la disabilità come un processo interattivo ed evolutivo. In questo contesto la disabilità rappresenta un sistema complesso di condizioni personali e fattori contestuali. Questi fattori interagiscono in una interazione dinamica: interventi ad un livello modificano tutti gli elementi ad esso collegati: le interazioni sono specifiche ma non semplici in una relazione che non è mai di tipo 1: 1
Lo scopo dell’ICF è anche quello di potenziare la dialettica tra mondo medico e mondo sociale nell’affrontare le problematiche inerenti alla salute. Il modello medico vede il processo disabilitante come un problema della persona conseguente allo stato di malattia. Il modello sociale vede il processo disabilitante dal punto di vista dell’integrazione dell’individuo nella società. La disabilità non è più solo un attributo della persona, ma si costituisce di un complesso di situazioni, molte delle quali create dal contesto sociale.
L’icf promuove l’integrazione fra il modello biologico (medico) e sociale nella valutazione e nell’approccio alla disabilità.
Le componenti del funzionamento e della disabilità vengono interpretate attraverso quattro costrutti (resi operatori utilizzando dei qualificatori). Le funzioni e le strutture del corpo possono essere classificate attraverso cambiamenti nei sistemi fisiologici e nelle strutture anatomiche.
Per attività e partecipazione sono disponibili due costrutti: capacità e performance
Il costrutto di base per la funzione ambientale è la funzione facilitante od ostacolante che il mondo fisico, sociale, degli atteggiamenti può avere sulle persone .
PERFORMANCE OCCUPAZIONALE: ciò che il paziente è in grado di fare nel suo ambiente attuale (es nella propria abitazione)
CAPACITA’ : ciò che il paziente è in grado di fare in un ambiente standardizzato
La differenza fra capacità e performance riflette l’impatto e l’importanza dell’ambiente
APPROCCIO OLISTICO : ci consente di valutare l’individuo come un sistema complesso in modo globale, integrato, non parcellizzato.
MODELLO CANADESE DI PERFORMANCE OCCUPAZIONALE (COPM) :
Sviluppato nel 1997 dall’associazione terapisti occupazionali.
Approccio teorico
La scheda di valutazione delle Adl è soggettiva perché riflette la cultura, le caratteristiche personali, i valori di riferimento.
Obiettivo : mettere il pz al centro del processo terapeutico (centralità del pz = approccio olistico).
Il pz e la sua famiglia devono essere al centro del processo riabilitativo , devono poter riappropriarsi del proprio progetto di vita.
Istituzionale culturale ambiente : da prossimale a distale: fisico, istituzionale
Culturale, sociale
affettiva
cura di sè produttività attività : cura di sé, produttività(lavoro),attività tempo libero
fisico spiritualità sociale
cognitiva fisica
tempo libero persona: fisica, affettiva, cognitiva
L’approccio teorico si basa sulla performance occupazionale : capacità di scegliere, organizzare e svolgere in modo soddisfacente attività significative per il proprio contesto culturale, adeguate all’età così da provvedere a sé stessi, provare gioia nel vivere, e contribuire alla vita economia e sociale della comunità
Performance occupazionale : in interazione dinamica fra persona, ambiente, attività
Se c’è equilibrio fra queste tre aree la qualità di vita è buona.
Per ogni attività svolta bisogna prendere in considerazione :
la motivazione
area cognitiva (il pensiero)
la motricità
COPM strumento di misurazione individualizzato che utilizza un’intervista semistrutturata per mettere in evidenza i cambiamenti percepiti nel tempo dal paziente riguardo alla propria performance occupazionale
Scheda di valutazione:
percezione soggettiva della disabilità
intervista semistrutturata fra pz e ft oppure familiare e ft.
Quali sono le attività che il pz vuole fare ma non riesce a fare (le attività riguardano : l’indipendenza, la cura di sé, la produttività, il tempo libero) il pz deve dare un valore da 1 a 10 ad ogni attività in base all’importanza che questa ha per lui
Il ft inserisce alla fine del questionario le attività cui il pz ha attribuito un punteggio più alto. Poi chiede al pz come svolge attualmente queste attività e il grado di soddisfazione provato
Questo viene ripetuto anche al termine del trattamento.
Il punteggio ottenuto viene sommato e diviso per 5
Il COPM:
Identifica le aree di problema nella performance occupazionale
Offre una stima delle priorità del cliente in merito alla performance occupazionale
Valuta la performance e la soddisfazione relativa a specifiche aree di problema
Misura i cambiamenti della percezione personale del pz in merito alla performance occupazionale, nel corso dell’intervento di terapia occupazionale
Strumento con una serie di caratteristiche fondamentali:
Basato sul modello canadese di performance occupazionale
Mette l’accento sulla performance negli ambiti della cura di sé, produttività, tempo libero
Considera le componenti fisiche, affettive, cognitive solo in relazione al loro contributo alla performance occupazionale
Considera l’ambito del cliente, il suo livello di sviluppo, i suoi ruoli, la sua motivazione
È sensibile ai cambiamenti clinici rilevanti per gli obiettivi della terapia occupazionale comprendenti lo sviluppo, il recupero, e il mantenimento della funzionalità, prevenzione e disabilità
Non è specifico per una determinata patologia
Permette l’utilizzo modulare del test intero o di una parte di esso
Contiene le proprietà di misurazione come l’affidabilità,( capacità del test di riprodurre punteggi consistenti in condizioni differenti in assenza di cambiamenti del cliente) rispondenza (abilità del test di scoprire i cambiamenti di percezione della performance occupazionale nel corso del tempo) e della validità (come criterio, contenuto, struttura)
È praticabile per quanto riguarda forma, somministrazione, tempo e facilità di attribuzione del punteggio ed accettabilità da parte del cliente
Permette un punteggio numerico
Inoltre
Include il ruolo del cliente e le aspettative ad esso legate (capisco le aspettative del pz e la congruenza di queste rispetto alla situazione)
Considera l’importanza che il cliente attribuisce alle aree della performance occupazionale
Misura i problemi identificati dal cliente
Considera il grado di soddisfazione del cliente con l’attuale performance
Prevede un secondo bilancio degli obiettivi del trattamento
Considera il cliente responsabile del proprio processo terapeutico e per la sua salute
Consente la partecipazione dei membri dell’ambiente sociale del pz se questi non è in grado di rispondere (se effettuo il questionario sia con il pz che coi famigliari posso misurare le aspettative
SOMMINISTRAZIONE DEL TEST:
identificazione dei problemi del pz e impostazione del programma terapeutico
stima dei cambiamenti percepiti dal pz sulla propria performance durante il trattamento
se il grado di soddisfazione e qualità raggiunti sono soddisfacenti si può concludere il trattamento oppure identificare altri eventuali problemi ecc
rapporto fra pz e ft di fiducia e collaborazione dove il pz è al centro
il processo è organizzato in 7 fasi:
1_ elencare le aree di problematicità valutarle e decidere su una scala di priorità : intervista e descrizione delle problematicità, interessi, esigenze del pz per la cura di sé, la produttività, il tempo libero. Si chiede se il pz è in grado di fare queste attività e il grado di soddisfazione per identificare le priorità
2_scegliere l’approccio teorico di riferimento : scelta della prospettiva con cui attaccare le problematiche con la scelta di un modello fra quelli a disposizione. Es per un problema di ADL scelgo la prospettiva in base al tipo di problema che il pz presenta:
problematica di addestramento (ricerca dei compensi)
problematica psicologica
problema di barriere architettoniche
problematiche cognitive
3_identificare le componenti problematiche della performance occupazionale e le condizioni ambientali di vita del pz : valutazione formale tramite test oppure informale es. intervista, osservazione
4_identifica le abilità e le risorse del pz e le sue limitazioni: coinvolgimento del pz e del team nella ricerca delle soluzioni (fine valutazione)
5_concordare gli obiettivi e sviluppare il piano d’intervento: concordo gli obiettivi del trattamento a breve, medio e lungo termine, l’obiettivo principale (risolvere il problema di performance). Quelli intermedi riguardano le singole componenti dell’attività..
6_impletare il piano di trattamento in terapia occupazionale attraverso le attività: concretizzo il trattamento attraverso l’attività. È importante verificare che le attività sulle quali si va a incidere siano significative per il pz e che facciano parte della quotidianità del pz
7_valutazione dei risultati ottenuti della performance occupazionale: verifica della risoluzione delle problematiche e la corrispondenza dei risultati ottenuti rispetto alla situazione iniziale. È importante coinvolgere il pz nella valutazione per il feedback sulle problematiche emerse e sui miglioramenti ottenuti. Se la problematica è risolta si termina il trattamento altrimenti il ciclo riparte dal n°1
MOHO MODELLO DI OCCUPAZIONE UMANA :
sviluppato da Kielhofner nel 1995
SCOPO: offrire una comprensione più profonda dell’occupazione nella vita umana e il suo ruolo nella salute e nella malattia
Si focalizza su come le persone scelgono e compiono il loro comportamento occupazionale quotidiano, tenendo conto delle caratteristiche dell’individuo, dell’ambiente che influiscono sulle scelte e sul comportamento stesso.
Tre elementi principali:
ogni individuo è considerato come un sistema aperto, la cui interazione con l’ambiente cambia e mantiene la sua struttura e le funzioni del sistema.
Identificazione di tre sottosistemi all’interno della persona che regolano scelte, modo di vivere, performance
Descrizione particolareggiata della natura dell’ambiente e della sua influenza sulla persona
Gli individui = organizzazioni dinamiche. Il sistema umano, il compito, l’ambiente influenzano il comportamento occupazionale dell’individuo.
Il ciclo d’interazione con l’ambiente è diviso in quattro fasi:
intake (immissione) insieme di informazioni ed energia che entrano nel sistema
throughtput (produzione)trasformazione delle informazioni e dell’energia in un’altra forma e la sua incorporazione all’interno della struttura del sistema
output (emissione)l’azione esterna o il comportamento del sistema
feedback, processo di ritorno delle informazioni che costituiscono l’output
OCCUPAZIONE = output del sistema umano (le persone interagiscono con l’ambiente attraverso l’occupazione)
Un’interruzione a livello del sistema crea la “disfunzione occupazionale”
Un cambiamento nel sistema può essere il risultato di variazioni di:
sistema umano interno
sistema esterno: l’ambiente
SISTEMA UMANO INTERNO : tre sottosistemi gerarchici:
motivazione : responsabile delle decisioni maturate dalla persona per prendere parte alle occupazioni: è influenzata da:
causalità personale (credenze e loro grado di efficacia, percezione dell’abilità, aspettative del successo e del fallimento, il controllo delle proprie abilità personali e la loro identificazione)
i valori sono le immagini interne di un individuo che concernono ciò che è buono e giusto
gli interessi dell’individuo: preferenze occupazionali
L’abitudine : organizza il comportamento occupazionale in modelli o routine.
Serie di elementi e obblighi che guidano il comportamento individuale all’interno della vita quotidiana: distinguiamo:
ruoli che si riferiscono all’immagine che le persone hanno rispetto alla posizione che occupano all’interno del contesto sociale
role balance o bilancio del ruolo: grado con il quale le persone sono capaci di integrare i loro ruoli all’interno di un modello di vita.
Difficoltà per gli individui quando i ruoli non gli offrono un senso di identità e non guidano il loro comportamento, quando le aspettative non sono interiorizzate e si ha conflitti di ruolo o sovraccarico di ruoli
le abitudini: sono responsabili della performance nella vita quotidiana, le adl o le consuetudini lavorative.
Il grado di organizzazione o disorganizzazione della struttura dell’ambiente dell’individuo, si rifletterà nella consistenza ed efficacia della performance.
performance : responsabile della produzione diretta del comportamento occupazionale. Si divide in:
abilità della persona (nelle componenti simboliche(regole individuali ed esterne che guidano la performance), muscolo-scheletriche e neurologiche (per percepire ed interpretare informazioni sensoriali e nell’effettuare l’azione motoria))
SISTEMA ESTERNO : L’AMBIENTE
Il comportamento è influenzato anche dall’ambiente esterno dove la performance ha luogo ed è caratterizzato da quattro strati:
oggetti
compiti
gruppi sociali
cultura
Ognuno di essi influenza la performance.
Questo modello può essere applicato a qualsiasi persona che presenti una difficoltà nel comportamento occupazionale.
Un processo di malattia che produca effetti negativi sul sistema della motivazione produce conseguenze anche a livello delle abitudini e quindi della performance influenzando tutto il sistema.
Quattro principi fondamentali:
la malattia o il danno sono viste come delle falle nella vita di un individuo. Quando queste si presentano è necessario riorganizzare le varie componenti del sistema umano
le modificazioni dell’ambiente sono molto importanti per il mantenimento dei processi del sistema aperto, dal momento che preservano le capacità rimanenti e la complessiva organizzazione del sistema
quando c’è la perdita dei ruoli e delle abitudini che offrono una struttura alla vita di una persona, c’è la necessità della loro sostituzione poiché la loro perdita può condurre a forti reazioni emotive e disorganizzazione del modo di vivere della persona stessa.
Questi tre modelli si basano su un approccio olistico: valutazione globale dell’individuo in modo integrato e non parcellizzato.
Questo modello non offre però protocolli d’intervento ben definiti.
Esso rappresenta il fondamento concettuale per un processo ragionato attraverso il quale il ft valuta l’individuo e decide di applicare un approccio olistico di trattamento basato sulle caratteristiche dell’individuo e del suo ambiente.
Lavoro in team
Lavoro in rete
VALUTAZIONE DEL PAZIENTE :
Anamnesi integrata:
personale
clinica
infermieristica
valutazione della menomazione
problemi motori
problemi cognitivi
problemi comportamentali
valutazione quantitativa:
FIM
FIM-FAM
COPM
Valutazione qualitativa
osservazione
FIM
Valuta il carico assistenziale
Viene fatta entro 72 h dall’ingresso
Può essere usata a domicilio
Registra ciò che il pz fa veramente
FIM-FAM
Usata nei pazienti con esiti di trauma cranico (tce)
Aggiunge alla Fim la valutazione di :
deglutizione
trasferimenti all’interno dell’auto
accesso alla comunità (uso mezzo pubblico – privato)
lettura
scrittura
comprensibilità del linguaggio (es Disartria)
stato emozionale del paziente (disturbi del comportamento in eccesso o in difetto)
adattabilità del pz alle limitazioni (neglet, emisomatoagnosia)
orientamento
attenzione
capacità di giudizio
sicurezza
capacità d’impiego
calcolo del punteggio = alla fim da 1 a 7 dove 1= massima assistenza, 7=completa autonomia
FASE VALUTATIVA
anamnesi integrata
valutazione impairment
valutazione della disabilità = valutazione quantitativa con scale standardizzate (FIM, FIM-FAM)
valutazione soggettiva della disabilità = COPM
osservazione e contesti ecologici
scala di valutazione della partecipazione CIQ
Osservazione:
considerare con sguardo attento per interesse, rispetto al termine guardare si ha un atteggiamento critico e scientifico. Elemento di ricerca: si osserva per scoprire qualcosa, tentativo di acquisire delle conoscenze sul fenomeno.
Approccio ecologico :
pone l’accento sul rapporto individuo – ambiente
si parte dal presupposto che il comportamento umano può essere studiato solo nell’ambiente in cui si verifica.
È indispensabile conoscere le caratteristiche dell’ambiente in cui si manifesta un determinato comportamento.
Per contesto ecologico :
si intende qualsiasi situazione di vita reale strutturata in base a coordinate spazio - temporali, significativa e motivante per il paziente.
In ambito riabilitativo il contesto ecologico ben strutturato ed organizzato può costituire di per sé una facilitazione.
Lo scambio dinamico fra la persona e l’ambiente facilita l’attuazione di comportamenti adeguati.
L’esperienza interattiva con l’ambiente induce una continua riorganizzazione del comportamento del soggetto in base alle modifiche che egli stesso produce (feedback).
Transazione ecologica: quando la posizione dell’individuo nell’ambiente ecologico si modifica in seguito ad un cambiamento di ruolo e/o di una situazione ambientale: esempi di adattamento reciproco tra organismo e ambiente.
Il contesto ecologico rappresenta un’importante facilitazione quando sono presenti problemi motori, cognitivi, comportamentali.
L’elemento del significato è fondamentale in questa definizione ma è di difficile interpretazione perché appartiene all’area dei vissuti del paziente. Il questionario COPM può essere uno strumento per capire il significato dell’attività per il paziente.
Un’altra facilitazione può essere intesa l’interazione fra soggetto ed operatore che orienta il paziente verso il raggiungimento dell’obiettivo. La comunicazione fra paziente ed operatore si trasforma da istruttiva a costruttiva o orientante. Il ft avrà un atteggiamento incoraggiante rispetto alle strategie messe in atto dal pz per poi guidare il pz a trovare la strategia più breve per arrivare al risultato
Lo scopo del contesto ecologico è quella di facilitare la generalizzazione degli apprendimenti.
OGGETTO DELL’OSSERVAZIONE?
Seleziono le attività significative per il pz in base all’indagine preliminare, l’anamnesi integrata, la valutazione dell’impairment e il COPM, Fim-fam
Scelta della complessità dell’attività: la difficoltà del contesto può essere graduata in vari modi :
Apertura / chiusura del contesto: in base al n° di decisioni che il pz deve prendere e alla ricchezza delle informazioni che il paziente deve prendere in considerazione. La capacità di previsione e correzione da parte del pz dei propri errori indicherà l’apertura del contesto
Interferenza :vengono introdotti elementi di disturbo non strettamente inerenti al contesto sottraendo attenzione al compito che il pz sta svolgendo. È cmq introdotta quando il compito è appreso sufficientemente da poter essere svolto con altre attività.
Strutturazione dell’ambiente di lavoro.(dove metto gli oggetti, come posiziono il pz, che cosa voglio osservare)
Osservazione integrata (ft +logopedista)
Attuazione dell’attività:
quando dare le istruzioni al paziente : tutte all’inizio, durante l’attività = strutturazione del contesto
filmato dell’osservazione
osservo le strategie che il paziente mette in atto
se l’attività genera frustrazione intervengo
Scheda di registrazione dell’attività:
area di lavoro: adl di base/semplici/complesse/attività/tempo libero/lavoro
compito: tipo di attività eseguita/n°di passaggi
consegna : quando è data/tipo
scheda di valutazione:
tipi di aiuto: fisico/istruzione verbale (facilitazioni) dimostrazioni/supporti
aiuto: quando il pz ha bisogno di aiuto, quali sono le istruzioni o l’aiuto fisico date al pz (specifiche e aspecifiche)
uso di facilitazioni (necessita di assistenza), supervisione/minimo/importante/nà passaggi in cui l’operatore sostituisce il pz
tempo impiegato
Fim per area:
Postura :posizione dei segmenti corporei nello spazio, reazioni di equilibrio, reazioni di raddrizzamento
Presa/manualità/bimanualità
Manualità: fluida/impaccio, efficace/inefficace, precisa/grossolana
Uso arti superiori
Fatica :grado
Presenza di dolore
Parte per il logopedista:
strategie messe in atto : tipo di strategia spontanea/indotta
iniziative
capacità di scelta e uso degli oggetti
rapporto del paziente con lo spazio
capacità di pianificare la sequenza
attenzione
concentrazione
consapevolezza (anosoagnosia..)
descrizione dell’esecuzione: grossolana/precisa/problematica principale
motivazione
soddisfazione
comunicazione verbale, non verbale
Esempi di attività:
cucina
attività di tempo libero
giardinaggio
riassettare la casa
PROGETTO RIABILITATIVO :
problematiche del paziente
obiettivi (programma)
esecuzione : modalità di intervento: complessità dei contesti sui quali si lavora , strutturazione dell’attività e dell’ambiente
chi esegue le attività
passaggio di consegna (ota/oss/famigliari)per la generalizzazione degli apprendimenti, deve essere accurata
tempi per il raggiungimento degli obiettivi
incontri coi famigliari e il pz
aumento del coinvolgimento
ascolto e rilevazione dei bisogni
passaggio consegne e verifica
predisposizione dei servizi
Incontro Team – famiglia:
fase di accoglienza e presentazione /presa in carico
presentazione del programma di valutazione: modi e tempi
ulteriori momenti : verifica / consegna / valutazione
creare alleanza fra il team e il cliente per lavoro comune verso l’obiettivo
congruenza fra le aspettative del cliente / team / famiglia
Questionario di integrazione nella comunità:
integrazione famigliare
integrazione sociale
integrazione nelle attività produttive.
Valutazione
selezione delle attività
valutazione ecologica
progetto riabilitativo
programmazione dell’intervento
intervento
verifica dei risultati ottenuti
raggiungimento degli obiettivi prefissati
SISTEMA DI POSTURA E SCELTA DELLA CARROZZIONA:
Carrozzina: ausilio per compensare la disabilità di locomozione sulle brevi e lunghe distanze in soggetti con perdita completa o grave deficit del cammino (compensa le brevi distanze quando la capacità di deambulazione non soddisfa le esigenze personali.)
COMPONENTI :
telaio
sedile
schienale
pedane
braccioli
paraspruzzi
ruote posteriori motrici
anelli di spinta
freni
ruote anteriori direzionali
forcelle
accessori
Telaio :
rigido: stabilità/ adattabilità/ peso (minor punti di giunzione)
pieghevole : ingombro e facilita il caricamento in auto
super leggero : ( per tetra-/para-plegici)
rigido
pieghevole
Spagnolin
pieghevoli la differenza è solo per la trasportabilità. Nelle carrozzine rigide posso togliere le ruote; le
rigidi carrozzine pieghevoli sono meno resistenti perché hanno maggiori punti di giunzione, e la
manutenzione è maggiore. Le carrozzine rigide hanno migliori prestazioni
Pedane:
unica ( nelle super leggere: para/tetra)
2 separate (carrozzine standard
ribaltabile all’indietro
fissa e doppia (leggera, robusta con facilità di appoggio e uso)
materiale: plastica, alluminio. Rifinitura in gomma
Braccioli:
desk (per portare la carrozzina sotto al tavolo
standard
para abiti e para spruzzi
ribaltabili (con leva che ne permette l’estrazione)
estraibili (dall’operatore)
l’altezza è variabile e può essere regolata
lunghezza variabile
sostegni per il braccio (emiplegico)
Ruote :
Anteriori:
piroettanti (direzionali)
diversi tipi (da 3 – 8 pollici)
ruote piene (meno comode all’esterno perché la carrozzina si impenna più facilmente e non è ammortizzata
ruote pneumatiche
Posteriori:
da 20 – 26 pollici
possono essere spostate in avanti per bilanciare il peso del pz amputato bilaterale
pneumatiche
piene
Accessori:
ruote antiribaltamento (impaccio se il pz usa l’impennata per la discesa, per fare i gradini, il pz non trova il punto di equilibrio)
rotelle da transito in ascensore (se la porta dell’ascensore è stretta il pz può togliere le ruote posteriori
tavolino
cinture di sicurezza
sostegno per la testa (appoggiatesta, basculante)
sostegno laterale per il tronco
colore
istruzioni per la manutenzione
Tipi principali di carrozzina:
manuali ad autospinta
manuali da trasporto
carrozzina elettrica
Manuale ad autospinta:
standard
_molto pesanti
_sul catalogo: larghezza della carrozzina
_non c’è la cremagliera: struttura in metallo che permette di variare la posizione delle ruote e quindi l’assetto posturale
_usata per anziani o persone che non hanno grossi bisogni di autonomia e posizionamento (da trasporto, rsa)
Carrozzina leggera:
max 18 kg (13 – 18 kg)
scelta della larghezza e profondità del sedile
ha la cremagliera
utilizzata dal pz con necessità di autonomia e modificazione dell’assetto posturale
Carrozzina superleggera
da 8 a 13 kg
cerchi in lega : alluminio, carbonio – titanio
rigide ( senza crocera, chiudo abbassando lo schienale)
pieghevoli (con crocera)
personalizzabile (larghezza e profondità del sedile)
per pz con grande bisogno e potenzialità di autonomia
tetraplegici: carrozzina superleggera con poche possibilità di scelta (spinta, uso dei guanti, ingrandire il corrimano per facilitare la spinta
emiplegici: carrozzina ribassata standard o leggera con sedile più in basso per la guida con una mano o una gamba
carrozzina con doppio corrimano: uno per ogni ruota
Carrozzine da trasporto:
utilizzate da terzi
si inseriscono quelle con la bascula : utilizzate per persone che devono cambiare postura velocemente.
Possibilità di:
Accorciare/allargare il sedile
Regolazione dei braccioli
Regolazione delle pedane/poggiatesta
Cambiare la reclinazione dello schienale
Regolazione della basculazione
È possibile avere la contenzione laterale del tronco
NB : le carrozzine con bascula hanno SEMPRE le ruote antiribaltamento
Marca : netti/brandino
Usata per pz gravi
Criteri di scelta:
qualità motoria dell’utente
potenzialità motoria degli arti superiori e della mano per la spinta
potenzialità del tronco
potenzialità degli arti inferiori
Spinta:
fase di spinta o propulsiva
fase di richiamo
capacità del paziente di porre le mani sulla ruota (posteriormente) per aumentare l’efficacia della spinta
il tronco deve staccarsi in avanti per aumentare l’efficacia della fase propulsiva
più il tronco è flesso più la spinta è efficace (60 – 90°). Le spalle non devono essere anteposte, la linea della scapola deve essere a livello del perno motore o poco più indietro.
Carrozzina elettrica:
consigliata quando il pz possiede capacità motorie per l’utilizzo del joystick che può essere posizionato:
di lato (se il pz controlla l’arto superiore)
al centro, sul tavolino per facilitare il comando bimanuale
al mento : controllo effettuato con i movimenti della testa (2 sensori)
con il soffio
con la lingua (contatto umido)
carrozzine ad intermittenza
Valuto:
Capacità di controllo del comando elettrico
Capacità di mantenere la postura
Modalità di attuazione dei trasferimenti:
Appoggio sugli arti inferiori, passando dalla stazione eretta
Pedane elevabili
Pedane estraibili
Capacità di raggiungere l’ortostatismo (parte sana dalla parte del letto se il pz è grave, dall’emiplegico sto dalla parte plegica)
Uso della tavoletta
Valutazione in generale:
delle qualità motorie dell’utente (spinta e manovra autonoma della carrozzina; gestione del comando elettronico, capacità di controllo e mantenimento della postura: quali sostegni date, modalità di attuazione dei trasferimenti)
andamento della patologia: Progressiva – cronica : valuto i cambiamenti che dovrò apportare successivamente, per patologie evolutive consiglio una carrozzina modulare e personalizzabile)
Complicanze : piaghe, retrazioni, blocchi articolari
Età del pz: valuto il bisogno di autonomia,
Dimensioni dell’utente e conformazione fisica
Valutazione di un’ipotetica giornata a domicilio (valutare come il pz potrà svolgere le proprie attività all’interno del domicilio)
Accesso alla struttura abitativa: Accessibilità all’ascensore, ai sanitari, passaggio dalle porte, possibilità di fare le scale con un montascale fisso o mobile, modalità di caricamento in auto
Stile d vita
Gusti estetici
Fattore economico: nomenclatore tariffario, eventuali sconti : le più accessoriate e personalizzabili non vengono passate dalla sanità.
Scelta della carrozzina:
pz è partecipe attivamente
osservare il catalogo e la scheda
guardo, provo
scelta : il ft valuta, il medico prescrive, il tecnico ortopedico collabora
indicare il bisogno
indicare il tipo
indicare il modello
attuare gli adattamenti
provvedere all’addestramento
indicazioni sulla manutenzione.
SISTEMA DI POSTURA:
soggetti con problematiche di deambulazione sono costretti a stare seduti molte ore durante il giorno per questo è importante trovare una seduta comoda per:
per il benessere
per la funzione
dare comodità : distribuendo il carico, riducendo le forze di taglio, riducendo l’impiego muscolare , evitando posizioni estreme: la posizione deve essere mantenuta senza eccessivo lavoro muscolare
deve prevenire le piaghe:ridurre le pressioni di picco (sulle superfici non rivestite da muscolo)e forze di taglio (una superficie scorre sull’altra, e il materiale fa atrito)
utilizzo di materiali antidecubito
utilizzo dei materiali d’appoggio
creare condizioni vantaggiose per le capacità motorie stabilizzando i segmenti che il pz non controlla e lasciando liberi quelli che egli è in grado di utilizzare
trovare accorgimenti per diminuire le forze di picco
ridurre i rischi di deformità (prevenzione) e contenere quelle già presenti : posizioni equilibrate, inibire i riflessi che condizionano negativamente la postura. se le deformità sono già strutturate non vanno corrette ma sostenute (per cifosi consolidatainutilità della spinta lombare)
ottimizzare la mobilità del sistema utente – carrozzina : facilitare la spinta e la manovrabilità, base d’appoggio stabile per bacino e tronco, sostegno passivo dove necessario, allineamento del tronco, inibire la mobilità involontaria destabilizzante.
facilitare l’assistenza
migliorare la funzione respiratoria, l’alimentazione e la circolazione
migliorare l’estetica la carrozzina è un po’ come il portamento nel soggetto sano: posizione stabile ed equilibrata, sistema di misure adeguato
permettere una partecipazione alla comunicazione ( es. carrozzina basculante svantaggio per permettere il contatto visivo): buona posizione del capo, riducendo gli ostacoli alla comunicazione non verbale e al contatto corporeo
PRINCIPI D’INTERVENTO:
sistema di postura adeguato e individualizzato
prove ad errori per identificare le necessità dell’utente (chiedo il parere all’utente e ai famigliari)
seguire nel tempo
l’applicazione del sistema di postura perché nessun
sistema di postura può essere usato a tempo pieno
VARIABILI
DEL SISTEMA DI POSTURA :
tipo di superficie su cui la persona si siederà (sedili e schienali rigidi, flessibili e tipo di materiale
le misure di altezza, lunghezza, larghezza e profondità di sedile, schienale, appoggiapiedi, sedile
modificare gli angoli di inclinazione di sedile, schienale
n° di elementi che compongono la carrozzina
CUSCINI ANTIDECUBITO:
qualità del cuscino:
modellamento anatomico
assenza di memoria
assorbire le forze di taglio
essere regolabile per evitare l’affondamento completo
restare efficace anche cambiando posizione
limitare l’accumulo del calore
consentire la traspirazione della pelle
stabilità al bacino e tronco
facile uso e manutenzione
durata in condizioni di efficacia
leggerezza
per diminuire le pressioni di picco che si trovano dove le superfici ossee non sono rivestite da t. muscolare oppure grasso. Se l’appoggio è rigido la pressione di picco è piuttosto alta così pure se è di tessuto morbido che conserva il ricordo delle pressioni precedenti (es. gommapiuma)
Per prevenire le piaghe il cuscino non deve avere memoria delle pressioni!
ROHO : cuscino ad aria con celle comunicanti, viene gonfiato a diverse misure in base agli scopi : 3 cm poca prevenzione delle piaghe (usato in auto), 6 cm è il più utilizzato, 12 cm il cuscino è instabile, ma viene usato in case che il pz abbia già una piaga. È adatto per le piaghe ma non per un sistema di postura stabile e comodo.
CUSCINO A 4 CAMERE : Posso gonfiare maggiormente alcune camere e lasciare più sgonfie le altre, se viene gonfiato molto il cuscino perde la sua potenzialità antidecubito. Per prevenire le piaghe il cuscino deve permettere un sollevamento delle tuberosità ischiatiche di circa 3 cm dal sedile.
CUSCINI JOY :base rigida + materiale in flolite (gel senza memoria)
2 tipi:
_joy care : per anziani, sagomato, va solo sulla carrozzina concava, meno protezione antidecubito perché contiene poco flolite, non si modifica
_joy 2 :utilizzato maggiormente contiene più flolite, alla base ho il velcro che permette di sollevare il flolite ed apportare degli accessori di contenimento. Base piatta per sedile piatto, max possibilità di prevenzione con max possibilità di posizionamento. Indicazioni : alto rischio piaghe, per chi esige comodità
e in più :
joy active : con minore sagomatura, più morbido, non si ha la possibilità di aggiungere parti, si usa su carrozzine leggermente concave, è pesante
joy duo: base di metallo che sostituisce il sedile, non alza la seduta, ha rientranze anteriori per chi sgambetta
I cuscini joy sono :
sagomati posteriormente
rialzo fra le cosce
sagomatura variabile con aggiunta opzionale di alcuni pezzi
la schiuma del cuscino può essere tagliata e sagomata in caso di una dismetria
il velcro serve per fissare il cuscino alla carrozza.
Per diminuire le forze di taglio che si formano ad esempio quando lo schienale è reclinato e il sedile non lo è spingendo il bacino in avanti sul sedile, queste forze si producono quando ci incliniamo: in avantibacino in dietro, in dietrobacino in avanti. Meglio basculare la carrozzina
Prevengo le piaghe con:
Inclinazione dello schienale: più è inclinato, meno peso va sulle tuberosità ischiatiche
Profondità del sedile: più è profondo e grande, maggior peso si scarica dalle cosce
Altezza dell’appoggiapiedi: più alti sono, maggior peso va alle tuberosità ischiatiche
Presenza dei braccioli : se ben posizionati possono togliere un 10%del carico
Istruendo il paziente a controllare quotidianamente la cute
Manovre di scarico del peso: sollevare il bacino con le braccia e portare il tronco in avanti, reclinare lo schienale
Definizione dei tempi di permanenza in carrozzina
Sedile e schienale :
Flessibile:
bassa stabilità e comodità:
sostegno a bacino e dorso non è stabile,
la forma concava del sedile facilita l’obliquità pelvica : slivellamento del bacino sul piano frontale con deviazione laterale del rachide e quindi del capo con aumento del carico sulle tuberosità ischiatiche,
rara uniformità della distribuzione del carico sulle ginocchia per l’intera lunghezza con aumento del carico sugli ischi,
lo schienale flessibile non dà molto sostegno posteriore al bacino che ruota in retroversione con flessione del rachide lombare, estensione del bacino sulla coscia e quindi dell’anca, aumentando il carico sul coccige ,
il sostegno dello schienale non è sufficiente a evitare la cifosi di tutta la colonna con estensione del rachide cervicale per mantenere il capo eretto e ostacolando la mobilità prossimale degli arti superiori
N.B il pz cmq deve cambiare la postura ogni tanto perché non è fisiologico mantenere la stessa posizione anche se corretta per un’intera giornata.
Per facilitare l’antiversione è possibile utilizzare un cuscinetto lombare da appoggiare allo schienale flessibile anche se di efficacia minore rispetto allo schienale rigido.
Tre tipi di sistemi di postura :
planari : costituito da superfici piatte con pochi punti di contatto con aumento del rischio delle piaghe da decubito per pochi punti di scarico, assenza di un buon controllo posturale.
Pre – sagomati : hanno forma anatomica con superficie di contatto maggiore rispetto a quelli planari e una maggiore stabilità , ma prodotti in serie e difficilmente personalizzabili
Modellati: le superfici sono create artigianalmente ricalcando la forma dell’utente, cmq hanno bisogno dei dispositivi antidecubito : la stabilità e il comfort sono massimi.
Adattamenti di schienale e sedile :
SEDILE :
carrozzina con sedile tensionabile (?)
tavoletta rigida da appoggiare sul sedile della carrozzina con sopra un cuscino per fornire una base piatta e solida su cui appoggiare il bacino e prevenire l’obliquità pelvica
base rigida da sostituire al sedile della carrozzina
cuscino con base convessa per il sedile flessibile
SCHIENALE :
schienale rigido da sostituire allo schienale della carrozzina per sostenere il tratto lombare in lordosi
Riassumendo :
Sedile :
fatto di tela, con l’usura diventa a forma di amaca e diventa poco stabile, facilitando le obliquità pelviche,
crea pressioni di picco e dà scarso sostegno alle cosce, con rischio di cifosi, retroversione di bacino, schema estensorio, rischio piaghe per maggior carico sul coccige, difficoltà a spingere la carrozzina, il rachide cervicale è costretto all’iperestensione per mantenere l’orizzontalità dello sguardo.
Se il sedile cede tavoletta rigida sotto al cuscino
Schienale:
uso dello schienale tensionabile con cinghia per regolare la tensione della tela
uso schienale joy :
joy back2 : diverse misure in larghezza e in altezza, sagomato, un po’ avvolgente, leggero, facile da togliere e mettere, con due assi di rotazione posso inclinarlo di circa 15° senza variare la posizione del bacino, posso applicare sostegni laterali
joy back active: per persone dinamiche e attive, più basso e meno sagomato, non metto i sostegni laterali e non vario l’angolazione, leggero, non rinforzato
joy back modular : struttura metallica grande, pesante, ingombrante, posso regolare la profondità e l’angolazione simmetricamente fino a 50°.
MISURE :
LARGHEZZA DEL SEDILE: distanza fra le spondine o i tubi del sedile: tra sedile e anca deve passare una mano: con una carrozzina larga si ha difficoltà nella spinta, si ha il rischio di rotazione del tronco e del bacino, maggior ingombro.
Deve corrispondere alla larghezza del bacino o poco più (per la possibilità d’accesso, l’autospinta più le ruote sono vicine e diminuisce l’abduzione delle braccia per raggiungere i corrimano, il controllo del bacino e delle cosce), a meno che non ci sia un disallineamento del tronco, tutori lunghi, crescita ponderale prevista. Per i bambini sono previsti spessori interni alle spondine, passeggini con sedile regolabile in larghezza, cuscini con guide per anca regolabili
PROFONDITA’ DEL SEDILE : distanza fra lo schienale e il bordo anteriore del sedile o del cuscino. Deve essere appena inferiore alla lunghezza della coscia :Fra il sedile e il cavo popliteo ci devono essere due dita. Per distribuire meglio il carico e aumentare il controllo delle cosce e del bacino, non stimolare gli ischiocrurali. Se la carrozzina è troppo profonda le gambe si aprono in abduzione. E il rischio è di spingere il bacino a staccarsi dallo schienale:
se il sedile è corto si mette un cuscino più lungo
se il sedile è lungo si aggiunge un cuscino allo schienale
n.b. le cosce devono comunque avere un buon appoggio per scaricare il peso dalle tuberosità ischiatiche.
Se esiste una dismetria di coscia, il cuscino deve assecondarla,
se i tendini posteriori del ginocchio sono prominenti se ne scava una sede nel cuscino
se le ginocchia sono molto flesse il cuscino deve avere una sede per appoggiare la parte prossimale del polpaccio.
le dismetrie vere o da rotazione pelvica vanno accomodate.
Per il pz in crescita:
scegliere un cuscino più lungo che possa essere via via sfilato
scegliere uno schienale che possa arretrare.
È regolabile nelle carrozzine leggere.
ALTEZZA DEL SEDILE :
Bordo anteriore : consente l’avvicinamento ai tavoli, lavabo.. se le ginocchia superano il bordo inferiore del tavolo non è possibile avvicinarsi. Permette la spinta della carrozzina con i piedi: l’altezza giusta corrisponde all’altezza delle gambe: se è troppo alto la persona si spingerà in avanti per toccare il terreno con tutta la pianta e assumerà un atteggiamento semisdraiato. Se è troppo basso la coscia non è sostenuta ed è faticoso portare avanti i piedi
Bordo posteriore : influenza l’altezza della persona da seduta e il suo raggiungimento in alto, la comunicazione. La stabilità della carrozzina con spostamento del baricentro del sistema utente – carrozzina. La dinamica dell’autospinta sulle ruote motrici posteriori. È determinata da :
posizione e diametro di ruote e rotelle
base d’appoggio del cuscino
spessore del cuscino
ALTEZZA DELLO SCHIENALE : distanza fra il margine posteriore superiore dello sedile/cuscino e il bordo superiore dello schienale. Viene scelta in base alla lunghezza del tronco dell’utente (il bordo inferiore della scapola è il punto di riferimento per i soggetti che hanno un buon controllo del tronco e sono in grado di spingere la carrozzina manualmente, uno schienale che superi il cavo ascellare costituirebbe un impedimento alla spinta, mentre arrivare fino alle spalle per chi ha un controllo del tronco scarso e soprattutto spasmi in estensione), e al controllo/sostegno del tronco. Per il pz in crescita si preferisce una carrozzina con uno schienale regolabile in altezza.
ALTEZZA DEL POGGIAPIEDI : importante per stabilizzare il bacino e gli arti inferiori. È possibile regolare la distanza di questi dal sedile in modo che il peso sia distribuito uniformemente fra coscia e piede: la distanza deve essere uguale a quella fra poplite e suola della scarpa: stabilizzo le cosce e permetto al peso di scaricarsi lungo la loro lunghezza non sovraccaricando le tuberosità ischiatiche ( se le pedane sono troppo in alto sovraccarico ischiatico), evito che : il bacino scivoli in avanti che i piedi si atteggino in flessione plantare ( se è troppo basso), la parte distale della coscia venga caricata eccessivamente, se la pedana è troppo alta rischio l’abduzione delle anche.
Esistono
Poggiapiedi singoli (1 per ogni piede )
Un’unica pedana : consigliato perché dà un appoggio ampio ed è più robusto.
N.B per prendere le misure il pz è seduto con i piedi in appoggio : larghezza : bacino + mano ;
lunghezza : coscia –2 dita.
INCLINAZIONE DEL SEDILE : angolo che il sedile fa con il piano orizzontale.
Nella generalità dei casi è indicata una leggera pendenza posteriore (5 – 20°)e/o un cuscino sagomato con avvallamento ischiatico con parte posteriore più bassa e parte anteriore più alta per alloggiare le cosce poiché nella seduta le tuberosità ischiatiche sono leggermente più in basso rispetto al femore. Se il cuscino non è sagomato si ha il rischio di scivolamento in avanti del bacino.
È indicato aumentare la pendenza posteriore quando: lo schienale è più inclinato (bascula) per eliminare lo scivolamento in avanti, se si vuole atteggiare l’anca in flessione quando esiste il tono estensorio, in alcuni sport per stabilizzare il tronco. In alcuni bambini con esiti di cerebropatia si può dare una pendenza anteriore per tempi brevi e bloccando le ginocchia per facilitare il raddrizzamento lombare, l’antiversione di bacino e migliorare il controllo del tronco.
INCLINAZIONE DELLO SCHIENALE : angolo che lo schienale fa con la verticale.
Va stabilita in base alle esigenze e al comfort del pz salvo indicazioni mediche. La maggior parte degli utenti trae dei benefici se alloggia su uno schienale inclinato posteriormente (reclinato) di 5- 20° perché l’appoggio sulla tuberosità ischiatica e la coscia è corretto e si ha una distribuzione più uniforme del carico. Questo però deve essere seguito da una stessa inclinazione a livello del sedile per evitare che il pz scivoli in avanti e si instauri lo schema estensorio. (bascula) Fra schienale e sedile devo mantenere un’angolatura di 90°.
Posso usare un’inclinazione maggiore dello schienale se è presente: una cifosi molto pronunciata, le anche si flettono meno di 70 – 80° , c’è necessità di riposare in carrozzina, esistono problemi circolatori seri, si vuole aumentare il tono estensorio di fondo del tronco
Per patologie non cerebrali: : schienale inclinato quanto basta per dare un buon sostegno alla schiena. Se è troppo dritto chi è seduto deve spostare in avanti il bacino con aumento della flessione lombare, se è troppo inclinato costringiamo l’utente a guardare in alto ostacolando la funzione degli arti superiori.. Minori sono le capacità di controllo del tronco maggiore è l’inclinazione posteriore..
Per patologie con esiti di lesioni cerebrali : se il pz percepisce l’inclinazione della seduta eccessiva può mettere in atto alcuni compensi : flessione toracica alta + iperestensione cervicale, aumento del tono estensorio di fondo del tronco, ostacolo alla deglutizione e alla respirazione, difficoltà a mantenersi svegli.
In generale: Lo schienale deve essere inclinato assieme al sedile = effetto bascula
COME ANGOLARE SCHIENALE E SEDILE :
Sedile:
aggiungo una base a cuneo sul sedile
sostituisco al sedile una base regolabile in inclinazione
scelgo una carrozzina ad assetto variabile e sedile a regolazione indipendente
Schienale :
scelgo una carrozzina con schienale inclinabile
applico uno schienale ad inclinazione regolabile
Schienale e sedile : effetto bascula:
agisco sui meccanismi di basculamento (leva)
spostando le ruote se la carrozzina è di assetto variabile (con cremagliera)
regolando schienale e sedile singolarmente
SPOSTANDO LE RUOTE :
In Alto:
il sistema di postura si inclina indietro
i trasferimenti possono essere più difficili
aumento la scorrevolezza e la manovrabilità riducendo la tendenza a sterzare avanti e la stabilità statica
aumenta l’efficacia della spinta
controllo la verticalità di forcelle e perni
In avanti:
la carrozzina diventa più corta e gira in meno spazio
i trasferimenti possono essere più difficili
la carrozzina è più scorrevole e manovrabile
si ha meno la tendenza a sterzare a valle
la carrozzina si impenna più facilmente
aumenta la capacità di spinta
ANGOLATURA DEL GINOCCHIO : le ginocchia devono aver un grado di flessione compreso fra 90 e 110° per normalizzare il tono ed evitare di stimolare gli ischiocrurali. Per evitare che trascinino il bacino in retroversione e inibire gli spasmi estensori. Se gli ischiocrurali sono retratti , la posizione del pz è semisdraiata, si hanno limitazioni articolari l’angolatura sarà maggiore. L’appoggiapiedi dovrebbe essere in grado di portare il piede sotto al livello delle ginocchia.
ANGOLATURA DELL’APPOGGIAPIEDI : deve essere regolato in modo da mantenere la caviglia in massima flessione dorsale compatibilmente con l’appoggio di tutta la pianta del piede
ACCESSORI DEL SISTEMA DI POSTURA:
per bacino e arti inferiori :
cintura di posizionamento pelvico: stabilizza il bacino e ne ostacola lo scivolamento in avanti . si applicano con un angolo di 45 – 90° rispetto al sedile. In base alla libertà di movimento che si vuole lasciare al bacino
barra di posizionamento pelvico : controllo maggiore del bacino rispetto alla cintura. È una barra singola o doppia che va sistemata sulla parte alta delle cosce
due cinture singole una per ogni coscia che chiudono sulla linea inguinale
freni anteriori alle ginocchia: in questo modo la spinta è trasmessa alle anche.
Per arti inferiori:
Cuscinetto o cuneo divaricatore: cilindro, cuneo fissato alla parte anteriore del sedile all’altezza dei condili femorali per tenere distanziate le ginocchia: per forte spasticità in adduzione, o per le cosce a colpo di vento: sconsigliato l’uso per evitare lo scivolamento in avanti del bacino
Guide laterali per il bacino e le cosce: cunei o sponde di varie altezze che si applicano ai lati o all’interno del cuscino per contenere lateralmente il bacino e le cosce. Previene : obliquità del bacino rotazione trasversale del bacino, abduzione delle cosce, posizione a colpo di vento
Rialzi per obliquità pelvica: cuscinetti per rialzare un lato del piano di seduta. Sono inseriti sulla tuberosità ischiatica dal lato basso del bacino obliquo per riportarlo in orizzontale. Da utilizzare solo se lo slivellamento è riducibile e produce un allineamento del rachide.
Appoggio e fissaggio dei piedi:
Appoggi di tutta la pianta del piede, il tallone e le teste metatarsali, sotto al ginocchio
Fascia fermapolpacci o cinturino dietro al tallone per gambe irrequiete
Cinturini fissati all’appoggia piedi che impediscono il movimento dei piedi
Alloggio personalizzato in caso di piedi gravemente deformati.
Per il Tronco:
sostegni laterali : spondine imbottite che danno appoggio ai lati del torace per sostenere il tronco che cede da un lato, per PCI facilitano la ricerca della simmetria, per sostenere un rachide scoliotico.
Sostegni anteriori: in aggiunta a quelli laterali salvaguardando l’uso degli arti superiori:
Contura orizzontale
Imbragatura ad H che non deve essere ancorata alla cintura pelvica altrimenti il bacino resta senza sufficiente controllo, ma fissata allo schienale
Per Arti superiori :
braccioli: per appoggio degli avambracci e togliere peso al tronco. L’altezza migliore è quella di 2 –3 cm sopra alla distanza fra olecrano e sedile. Generalmente sono regolabili in altezza. Possono essere estraibili.
Tavolino: ha diverse funzioni: scarica le spalle, dà sostegno prossimale per l’uso delle mani, superficie per l’attività funzionale e la comunicazione. Può stimolare il raddrizzamento del tronco, dà scarico completo alle spalle, posiziona il braccio in abduzione, ridurre i G d L. se posizionato più in alto .
Per il capo :
- poggiatesta.
CONTROLLO DELLA POSTURA:
Sono importanti:
il benessere (funzione e comfort) della persona
controlli periodici del sistema posturale.
PIANO SAGITTALE : antiversione / retroversione di bacino
PIANO FRONTALE : obliquità pelvica
Orizzontalità del bacino
Abduzione/adduzione gambe (guide anca/divaricatore)
Spinte lombari
PIANO ORIZZONTALE : rotazione del bacino
Gambe a colpo di vento (divaricatore e guide per anca)